coltivazione noccioli

INTRODUZIONE ALLA COLTIVAZIONE DEL NOCCIOLO

I principali paesi produttori di nocciole nel mondo sono, in ordine d’importanza, la Turchia, l’Italia, la Spagna e gli Stati Uniti (Oregon), ai quali si sono aggiunti, da qualche anno, l’Azerbaijan, la Georgia, il Cile, l’Argentina e il Sud Africa. In Italia, si coltivano circa 75.000 ettari di nocciole essenzialmente nelle regioni Campania, principale produttore con il 40% della produzione nazionale, del Lazio 33%, del Piemonte (14%), della Sicilia (10%) e in altre regioni. La produzione italiana di nocciole in guscio oscilla dalle 100.000 alle 120.000 tonnellate l’anno. Il nocciolo presenta una spiccata caratterizzazione territoriale, ripartendosi in pochi Paesi e, all’interno di questi, spesso in regioni ad elevata specializzazione colturale. Il motivo di questa concentrazione territoriale è da ricercare essenzialmente nelle esigenze pedo-climatiche della pianta e nelle caratteristiche ambientali ad essa favorevoli. Il nocciolo è una pianta rustica che si adatta bene a quasi tutti i terreni, molte delle pratiche colturali possono essere meccanizzate e l’impiego di manodopera è limitato rispetto ad altre colture, come ad esempio la vite. Oggi la coltivazione del nocciolo può rappresentare una valida alternativa alle coltivazioni classiche, come quelle cerealicole, frutticole e viticole, alternativa di carattere produttivo, economico, ma anche occupazionale.

Considerazioni

Se la coltivazione delle nocciole è effettuata a livello hobbistico per l’ autoconsumo, con poche piante, dove il tempo impiegato non ha una particolare incidenza, allora le operazioni possono essere effettuate manualmente o con l’uso di piccoli macchinari anche non molto costosi;

se il nocciolo è coltivato come fonte di reddito, allora le piante saranno molte ed il tempo impiegato deve essere ridotto al minimo, quindi tutte le operazioni dovranno essere effettuate con le macchine più adatte, funzionali ed aggiornate ed anche costose.
Da una analisi accurata di costi e tempi di lavorazione si è potuto costatare che un impianto di nocciole può essere economicamente redditizio solo quando la sua estensione supera i 5 – 6 ettari, possibilmente in unico appezzamento.
Una proprietà piccola e disgregata aumenta drasticamente i tempi di lavorazione, quindi riduce gli utili e rischia nel tempo di essere trascurata e di trasformarsi lentamente in un gerbido di nocciole.

IL NOCCIOLO

La pianta del nocciolo ha un caratteristico portamento a cespuglio, con l’apparato radicale molto esteso e con una profondità che varia a seconda delle caratteristiche del terreno. La corteccia del nocciolo è liscia e sottile, le foglie sono ovoidali con il margine seghettato e la pagina inferiore coperta da peluria. Sulla stessa pianta sono presenti sia fiori maschili, detti amenti, produttori di polline, sia fiori femminili riconoscibili dal caratteristico “ciuffo” rosso. L’impollinazione del nocciolo avviene grazie al vento. Il frutto è sferoidale, cresce in gruppo di 3-4 unità, è caratterizzato da un guscio sottile, ma duro, di colore verde chiaro che, maturando, si scurisce fino a raggiungere la tipica colorazione marrone.

La nocciola varietà Tonda Gentile Trilobata è caratterizzata da una buona resa alla sgusciatura. Il gheriglio si presenta di color chiaro, un’ottima pelabità nella fase di tostatura e un elevato valore nutritivo ed energetico. Il nocciolo è una pianta caratterizzata da notevole rusticità, infatti si può trovare in ambienti territoriali molto diversi tra loro, adattandosi alle diverse condizioni pedoclimatiche. Il nocciolo preferisce terreni tendenzialmente sciolti, con pH neutro (da 6,8 a 7,2), ma si adatta anche nei terreni acidi e alcalini (ph 5,5 a 7,8 circa). Il nocciolo soffre particolarmente i terreni troppo compatti e i ristagni d’acqua che provocano asfissia e marciumi radicali. Una pianta di nocciolo coltivata in modo razionale inizia a produrre al 5°- 6° anno, raggiungendo la piena produzione dopo l’ 8°- 9° anno. Vi sono noccioleti che con adeguate potature continuano a produrre anche dopo 30-35 anni dall’impianto.

IL TERRENO

Il terreno ideale per il nocciolo è quello permeabile, fertile con una acidità compresa tra pH 5,5 e 7,8.
Il terreno argilloso non è il più indicato. Il contenuto di calcio attivo non deve superare il 9%, (cioè 90 gr/ kg di terreno).

REAZIONE PH: 

5,5-7: Buono
5,0-5,5 / 7,0-7,8: Da buono a moderato
4,5-5,0 / 7,8-8,4: Da moderato a imperfetto
>8,4 / <4,5: Imperfetto scarso o molto scarso

 

IMPIANTO NOCCIOLETO

impianto nocciole

Per avere le più alte probabilità di successo nella realizzazione di un impianto corilifero è consigliabile che gli astoni abbiano un abbondante apparato radicale e che la posa a dimora delle piccole piantine avvenga in autunno, quando è terminato il periodo vegetativo.
Epoche successive sono da sconsigliare a meno che non si usino piante allevate in vaso. Esse non manifestano problemi di attecchimento e di ripresa vegetativa in quanto vengono interrate con tutto il contenuto del vaso e quindi, se l' operazione viene effettuata con cura, l' apparato radicale non viene toccato. L' utilizzo della pianta in vaso è quindi molto vantaggioso al fine di anticipare lo sviluppo ed avere una precoce fruttificazione, al contrario si avrà un costo più elevato degli astoni ed una movimentazione del prodotto più onerosa.
La descrizione delle operazioni ed i tempi non sono teorici bensì effettivi e si riferiscono ad alcuni impianti realizzati su di un terreno di mezza collina aventi dimensioni oscillanti tra i due ed i tre ettari.
Le principali operazioni da compiere su di un terreno precedentemente coltivato sono le seguenti:


1 concimatura naturale a base di letame bovino in ragione di circa 400 quintali ad ettaro,
2 aratura con una profondità di scasso di almeno 50 cm, nel mese di settembre,
3 sminuzzamento delle zolle con fresa o rototerra, dopo circa un mese,
4 tracciamento dell’ impianto con posizionamento di tutori,
5 foratura meccanica con trivella e posizionamento manuale delle barbatelle di nocciolo, (non appena la pianta ha perso le foglie, novembre); in caso di annata avversa con piovosità abbondante che impedisca la piantagione, quanto non è stato effettuato in autunno può essere realizzato in primavera, ma con risultati sicuramente meno validi,
6 Posizionamento di un tutore di sostegno (canna), necessario in quanto una abbondante nevicata potrebbe coricare o spezzare la giovane pianta, inoltre se gli astoni sono molto piccoli la crescita primaverile dell’ erba li potrà sovrastare rendendo difficoltose le successive lavorazioni,
7 Protezione delle giovani piante con una retina metallica leggera, qualora si sia notata la presenza di roditori.

Nel caso in cui il terreno di partenza sia un gerbido od un terreno boschivo occorre compiere una operazione preliminare di scasso ad una profondità variabile tra 1.5 e 2 metri, il taglio di tutte le radici preesistenti e l’ interramento di tutti i ceppi delle piante precedenti ad una profondità di almeno 3 metri.
Questa operazione deve essere effettuata con un grosso scavatore (da 200/300 quintali) e richiede un lavoro di circa 3/4 giorni per ettaro, funzione della potenza del mezzo usato e della qualità del gerbido, in ogni caso il costo dell’ operazione è molto elevato. Questo lavoro deve essere effettuato almeno un anno prima dell’ inizio dell’ impianto per permettere al terreno di assestarsi. Gli avvallamenti che ne nascono dovranno essere livellati con una fresatura e con una lama livelletrice.
Occorre ricordare che tutto il lavoro di molti anni è finalizzato alla raccolta del frutto e la raccolta meccanizzata è tanto più efficiente quanto più il terreno sarà livellato, per cui ogni operazione che si effettua sull’ impianto deve avvenire nel massimo rispetto della planarità del terreno.

Tracciamento dell’ impianto
Due parole in più devono essere spese per il tracciamento dell’ impianto.
Per avere il massimo di produzione le piante devono ricevere la massima quantità di sole e di illuminazione per cui è fondamentale che le file siano orientate in direzione nord-sud.
Se si opera su di un terreno pianeggiante e di forma regolare il tracciamento non richiede particolare attenzione e quindi il tempo richiesto sarà minimo.
Qualora si tratti di un terreno di notevole estensione a media collina che comprenda selle e seni, occorre prestare particolare attenzione per non arrivare a lavoro ultimato con, da un lato, file perfettamente allineate mentre dal lato opposto le file sono ampiamente ondeggianti.
Si consiglia, per non ricorrere all’ utilizzo di tracciatori laser che hanno costi notevolmente elevati,
- di creare, all’ interno dell’ appezzamento,un rettangolo, il più grande possibile, con due lati orientati in direzione E-W (perchè le file sfruttino al massimo la luce del sole)
- di dividere, con dei tutori, i lati di questo rettangolo, usando una canna di lunghezza pari al sesto d’ impianto, ricordando nella misurazione di tenere la canna perfettamente orizzontale e di non seguire l’ inclinazione del terreno, (in questo caso il sesto d’ impianto si ridurrebbe e le file comincerebbero ad ondeggiare) Evitare l’ uso di funicelle, fili e cose simili che con l’ uso si allungano e portano ad errori che sommati tra di loro alla fine del lavoro diventano enormi
- di unire tra di loro due punti corrispondenti, sui lati opposti, con una finicella tesa, quindi mentre una persona controlla l' esatto allineamento, un secondo operatore posiziona il corrispondebte tutore e cosi via fino alla tracciatura completa dell’ impianto all’ interno della figura geometrica preventivamente creata,
- tracciare l’ impianto esterno alla figura geometrica come estensione delle file già realizzate e geometricamente esatte.
Occorre ricordare che i regolamentui comunali prevedono una distanza minima degli impianti verso i confinanti e verso le strade e che per una buona lavorabilita meccanizzata dell’ impianto è necessario che a fine filare vi siano almeno 6 metri di spazio libero per poter effettuare le manovre con i mezzi operativi.
In particolare si rimarca che una imprecisione di una decina di centimetri nel tracciamento, che possono sembrare errori molto appariscenti su di un virgulto, dopo 6 o 7 anni, quando la pianta sviluppa la sua chioma non sono più assolutamente apprezzabili, quindi tale imprecisione può essere tranquillamente accettabile.

messa a dimora pianta di nocciolo

Messa a dimora
Finito il tracciamento inizia l’ operazione vera e propria di impianto.
Per poter realizzare un buon lavoro occorre che il terreno sia sufficientemente asciutto e non limaccioso e, considerato che occorre operare da metà novembre in avanti, per ottere un buon risultato è opportuno lavorare esclusivamente nel pomeriggio, fino all’ imbrunire.
Lo scavo vero e proprio per l’ interramento della pianta deve essere effettuato a mano con vanga o badile, non è assolutamente consiglato l’ utilizzo di un mini scavatore in quanto produce più danni che utilità, infatti il mezzo compatta il terreno e genera grandi zolle che devono poi essere spezzettate a mano prima di utilizzarle per ricoprire le radici della pianta.
Può viceversa essere di grande aiuto una trivella conica che sminuzza la terra e la rende soffice, la punta ideale ha un diametro di 60/ 70 cm e può arrivare alla profondità di 80/ 100 cm, come illustrato nella foto.

Avendo già il terreno sminuzzato dalla trivella, e parzialmente asportato, con un badile si effettua una buca profonda circa 20 cm e larga circa 25 cm, quindi si posiziona la pianticella nel terreno, allineandola nelle due direzioni con le piantine già posizionate o con i tutori, poi si ricoprono le radici e si comprime il terreno calpestandolo attorno alla pianta, avendo l’ avvertenza di lasciare un minimo di affossamento, per facilitare il ritegno dell’ acqua piovana o di una eventuale irrigazione.
Importante: le radici della pianta devono essere interrate ad una profondità non superiore ai quindici–venti centimetri.
Da ultimo si pianta un tutore (canna o bambu) in vicinanza del nocciolo che servirà in un secondo tempo per sorreggere le piantine che tendono ad incurvarsi.
Qualora si sia notato sul territorio una notevole presenza di roditori, può essere opportuno proteggere con apposite reti le giovani piante. Il nocciolo è molto apprezzato dalla lepre che lo trancia di netto e si nutre del suo apice. Occorre altresì tener presente che questa rete impedise una buona lavorazione ed ogni anno deve essere tolta per asportare i polloni e poi rimessa con grande dispendio di energie. E' necessario quindi valutare attentamente se può essere più vantaggioso proteggere la piccola pianta oppure sostituire quelle che eventualmente i roditori rovinano. Togliere la rete su piante di due anni e con un discretto numero di polloni ha richiesto un tempo di 43 ore per mille piante, corrispondente a circa due minuti e mezzo a pianta.

Oggi, complice la meccanizzazione di molte pratiche colturali, ad esempio la potatura e la raccolta meccanica, sono aumentate le distanze fra le file. I sesti di impianto più utilizzati sono 6x4 - 6x5. E’ bene ricordare che, con forme di allevamento più “libere” come il cespuglio, è necessario, nella scelta del sesto, valutare la necessità delle piante di maggiore illuminazione e arieggiamento. Anche se poco sviluppati in Piemonte, un accenno va fatto in merito agli “impianti fitti” dove il numero delle piante è molto elevato e l’entrata in produzione risulta sensibilmente anticipata.

Sistema a cespuglio
Sistema policaule caratteristico dei noccioleti coltivati in Piemonte e, in particolar modo nell’Alta Langa, dove gli astoni messi a dimora in autunno vengono in primavera capitozzati a livello del terreno. A seguito delle operazioni di capitozzatura, i germogli emessi vengono selezionati in base alla loro vigoria e posizione e i 5-6 che rimangono serviranno a dare vita al nuovo cespuglio. Sistema di allevamento semplice da realizzare, ma di difficile operatività nella fase di pulizia basale della pianta, viene generalmente scelto negli impianti situati ad altitudini più elevate e nei terreni meno fertili.

Sistema di allevamento a vaso cespugliato
È un sistema impalcato all’altezza 30-40 cm dal terreno. Questo permette, a differenza del sistema di allevamento a cespuglio, di effettuare facilmente le operazioni di spollonatura e di pulizia alla base della pianta. L’astone messo a dimora in autunno viene capitozzato a 30-40 cm.; l’anno successivo, scelti 4-5 rami vigorosi opportunamente orientati, si dà forma al vaso. Il vaso cespugliato è il sistema di allevamento che fa coesistere le esigenze di sviluppo vegetativo delle piante, con quelle tecniche operative dell’agricoltore.

Sistema di allevamento ad alberello
È un sistema di allevamento monocaule che, soprattutto nelle zone dell’alessandrino e dell’astigiano, negli anni novanta, ha trovato particolare sviluppo. Presenta un unico astone dal quale si diramano 3-4 branche principali. L’astone viene capitozzato a 70-80 cm da terra e da qui si scelgono i germogli meglio orientati che andranno a formare l’alberello. Particolarmente adatto nelle zone pianeggianti, dove buona parte delle operazioni colturali vengono eseguite meccanicamente, richiede però più tempo e manodopera per le operazioni di potatura rispetto agli altri sistemi di allevamento precedentemente illustrati.

Operazioni del primo anno

Nel primo anno se non si presentano stagioni particolarmente siccitose, l’ impianto non richiede cure particolari:
1 trinciare ogni 20- 30 giorni, in dipendenza del grado di piovosità annuale e della fertilità del terreno ( nei primi due o tre anni se il terreno è pianeggiante si può anche fresare. Questa operazione compatta meno il terrreno e permette un miglior assorbimento dell’ acqua; in collina però è molto rischioso in quanto un violento acquazzone potrebbe portare a valle il terreno reso soffice, creando dannosi solchi di difficile eliminazione.)
2 zappettare il terreno vicino al nocciolo, per eliminare l’ erba che non è stata tagliata con la trinciatura, almeno ogni due mesi
3 Irrigare - Se la stagione è secca occorre aiutare la pianta ad attecchire ricorrendo ad alcune irrigazioni; come già detto prima la pioggia deve essere omogeneamente distribuita nell’ arco dell’ anno e con periodi di siccità non superiori al mese. In caso di necessità si deve utilizzare una botte trainata avente una capienza di almeno 1000 litri ( per ridurre i tempi di lavorazione) e fornire ad ogni pianticelle almeno 5 litri di acqua, avendo cura che l’ acqua rimanga presso la pianta e non scorra via. Se l’ acqua ha difficoltà a penetrare occorre far precedere questa operazione da una leggera zappettatura per sminuzzare il terreno. Il tempo richiesto dall’ irrigazione è di circa 80 secondi a pianta, comprensivo della ricarica della botte.
4 eliminare manualmente i polloni, in autunno
5 trattare - in autunno un trattamento a base di una soluzione rameica sulla base della pianta.
6 sostituire -in autunno sostituire le eventuali piante che non hanno attecchito.

Tempistiche: Su terreni pianeggianti o di media collina, in appezzamenti di medie dimensioni e non frastagliati e con personale esperto, i lavori svolti richiedono approssimativamente i seguenti tempi:

            1 trinciatura (in un solo senso)                                             3 ore ad ettaro

            2 zappettatura                             700 piante 13 ore             67 seondi a piantina

            3 eventuale irrigazione                                                        80 secondi a pianta, per volta

            4 eliminazione polloni (a fine anno)                                       60 secondi a piantina

            5 trattamento                              400 piante 3 ore               27 secondi a pianta

            6 sostituzione                               10 piante ora                   6 minuti a sostituzione

OPERAZIONI ANNI SUCCESSIVI

1 trinciatura ogni 20- 30 giorni( circa 6 operazioni annue)
2 spollonatura chimica (Glufosinate ammonio ora vietato in Italia e sostituito con Spotlight Plus) mensile, a partire dalla emissione dei primi polloni, normalmente dal mese di aprile. Questa irrorazione deve avvenire in un raggio di 50 cm attorno alla pianta pe r eliminare anche l’ erba che non è possibile asportare con la trinciatura. Questa operazione viene effettuata con una irroratrice spalleggiata elettrica.( circa 6 operazioni annue)
3 prima concimazione manuale a fine marzo,
4 seconda concimazione manuale a inizio giugno,
5 spollonatura manuale in autunno, a fine del periodo vegetativo, pulizia alla base della pianta con l’ asportazione manuale dei residui secchi di polloni e di eventuali polloni ancora vivi. Se la pianta è stata ben trattata e presenta solo dei residui secchi di polloni, l’operazione è molto semplice e si può procedere con una pulizia di circa 60 piante all’ ora, se i trattamenti a base di glufosinate ammonio non sono stati sufficienti e la pianta presenta ancora dei grossi polloni vivi, l’ operazione si presenta molto più lunga e richiede un notevole sforzo con le forbici da potare. In questo caso la produzione si può ridurre a circa 20 piante ora. Anche se dispendiosa questa operazione è fondamentale per una lunga vita della pianta.
6 trattamento rameico in autunno, a fine del periodo vegetativo, un trattamento a base di una soluzione rameica sulla base della pianta , per contrastare la formazione di micosi. Questa operazione è importante per avere una pianta sana e longeva.
7 concimazione in autunno, a fine del periodo vegetativo, una concimazione chimica leggera a base di fosfato di ammonio e solfato di potassio da effettuare a macchina a pieno campo
Si procede analogamente per tutti gli anni fino a che l’ impianto entra in produzione (sesto, settimo anno), da quel momento in poi la concimazione dovrà restituire al terreno tutti i minerali asportati dai frutti, quindi maggiore sarà la fruttificazione, più elevata dovrà essere la concimazione dell’ anno successivo.

Tempistiche: Su terreni pianeggianti o di  collina dolce, in appezzamenti di medie dimensioni e di forma abbastanza regolare,

 i lavori svolti da personale esperto richiedono, ad ogni operazione, approssimativamente i seguenti tempi:       

            1 trinciatura (in una sola direzione)                                                   3 ore ad ettaro

            2 spollonatura chimica                   400 piante 3 ore                           27 secondi a pianta          

            3 concimazione                             400 piante 2 ore                           20 secondi a pianta          

            4 concimazione                             400 piante 2 ore                           20 secondi a pianta          

            5 eliminazione polloni                                                                      60/120 secondi a pianta

            6 trattamento                              400 piante 3 ore                           27 secondi a pianta

            7 concimazione autunnale               400 piante 40 minuti                      6 secondi a pianta

FERTILIZZANTI:

Secondo la legislazione italiana (legge 748 del19/10/84) il termine fertilizzante comprende:
- concimi
- ammendanti
- correttivi
I concimi forniscono alle colture il nutriente od i nutrienti necessari allo svolgimento del ciclo vegetativo e produttivo e si divono in:
Macronutrienti principali quali azoto fosforo e potassio
Macronutrienti secondari quali calcio, magnesio e zolfo
Micronutrienti quali ferro, manganese, zinco, rame, molibdeno,boro e cobalto.
Secondo la loro origine si distinguono in concimi organici, minerali oppure organico minerale.
Per ammendante e correttivo si intende qualsiasi sostanza naturale o sintetica, minerale od organica capace di modificare e migliorare le proprietà e le caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche del suolo.
L’ epoca più adatta alla somministrazione dei fertilizzanti dipende dalla mobilità dei nutrienti da somministrare.
Fosforo e potassio, difficilmente lisciviati vengono somministrati, ai suoli con tessitura da franco ad argillosa, normalmente in autunno.
L’ azoto, elemento molto mobile, è somministrato invece in primavara ed in copertura, su di un suolo già inebito. E’ inoltre indispensabile fornire la quantità annua richiesta dalle piante in più applicazioni.

Azoto

La somministrazione di concimi azotati è quella che presenta gli effetti pià vistosi in temini di incremento della

 produzione vegetale, tanto maggiore è il contenuto di azoto nel suolo e tanto minore sarà la risposta alla

concimazione azotata. In questo caso la concimazione non sarà più necessaria.

Concimi organici azotati e la loro percentuale in azoto.

Pennone                         scarti di piume di aniamli domestici               13/14%

Cornunghia                      residui di corna e unghie                             9/15%

Pelli e crini                       residui di pelletterie                                   12/13

Sangue secco                  residui di macellazione                                9/12%

Farina di carne                 residuo della lavorazione di carni                  10/14%

Concimi minerali azotati e la loro percentuale in azoto

Solfato ammonio                                                   20/21%  con aggiunta di    SO3       23%

Nitrato di sodio                                                     16%

Nitrato di calcio                                                     13/15%

Nitrato di ammonio                                                            20/35%

Solfonitrato ammonico                                           26%

Calciociannamide                                                   20/21%

Urea                                                                   45/46%

La calciocianammide, con l’ acqua del suolo ed anidride carbonica si trasforma in cianammide e dicianammide,successivamente

in urea ed in carbonato di ammonio. Quindi in condizioni di scarsa disponibilità idrica l’azione della calciocianammide

è ritardata. I prodotti intermedi della reazione hanno forte azione erbicida. Il residuo della reazione, il carbonato

di calcio ha azione basica, quindi questa concimazione è molto indicata solo per i suoli acidi.

La concimazione con urea in terreni a ph elevato può generare perdite di azoto per volatalizzazione con percentuali che

 possono raggiungere il 15 %

Fosforo

I concimi fosfatici derivano dalla trasformazione industriale delle fosforiti, rocce sedimentarie fosfatiche o per

trattamento dei sottoprodotti dell’ industria siderurgica. Si distinguono in:

Molto solubili

Superfosfato di Calcio normale        16-24% P2O5                 22-30% SO3                    28% CaO

Superfosfato di calcio concentrato   25-35% P2O5                  12-22% SO3

Superfosfato di calcio triplo                         38-48% P2O5

Fosfato monoammonico                 18-46%

Fosfato biammonico                      15-55%

Polifosfati di ammonio                   15-60%

Media solubilità

Fosfato bicalcico                           38%

Scorie Thomas                             12-20%                                                   45-50% CaO       

Fosfati allumino calcici                   35%

Scarsa solubilità

Fosfati naturali                             25%

Potassio

Cloruro di potassio                                    60% K2O

Solfato di potassio                                     50% K2O                        43% SO3

Nitrato di potassio                         44% K2O                        13% azoto nitrico

Solfato doppio potassio e magnesio  30% K2O                        45%SO3             10% MgO

Le carenze degli elementi nutritivi più importanti si manifestano in modo molto evidente:
carenza di azoto:
scarso accrescimento generale della pianta, germogli tardivo e precoce arresto della crescita dei germogli, foglie piccole che cadono premature, scarsa allegagione e cascola dei frutti.
carenza di fosforo:
vi è qualche difficoltà di individuazione in quanto presenta caratteristiche similari a quelle di altre carenze: germoglio tardivo, foglie piccole e pallide che cadono premature, pianta deficitaria.
Carenza di potassio:
germogliamento precoce, scarso sviluppo dei germigli, foglie piccole ed accartocciate con margini in parte secchi, frutti piccoli.

Nel primo anno di vita, se la concimazione iniziale è stata adeguata, il nocciolo non abbisogna di alcun tipo di concimazione, successivamente per tutto il periodo di accrescimento la pianta abbisogna essenzialmente di azoto. Poichè in genere questo elemento scarseggia nel terreno, si somministrano annualmente fertilizzanti azotati, spargendoli attorno alla pianta in cerchi sempre più grandi ed in quantità sempre maggiori.
Nel secondo anno di vita la giovane pianta deve essere concimata con circa 60 – 70 grammi di azoto, da distribure attorno alle radici in un raggio di circa 50 cm.
Nel terzo anno di vita la concimazione deve avvenire con circa 90 – 100 grammi di azoto, da distribure attorno alla pianta in un raggio di circa 80 cm.
Nel quarto anno di vita la concimazione deve avvenire con circa 150 – 200 grammi di azoto, da distribure attorno alle radici in un raggio di circa un metro.
Nel quinto anno di vita la concimazione deve avvenire con circa 200 – 250 grammi di azoto, da distribure attorno alla pianta in un raggio di circa 1.2 metro
Nel sesto anno di vita la concimazione deve avvenire con circa 200 – 300 grammi di azoto, da distribure attorno alla pianta in un raggio di circa 1.5 metro
Per la massima resa della concimazione, questa operazione deve avvenire in due tempi: metà prodotto deve essere fornito verso fine marzo l’ altra metà ai primi di giugno.
E’ importante non fare un apporto eccessivo di azoto in quanto troppo azoto ritarda l’ entrata in produzione della pianta.

A partire dal secondo anno è importante effettuare in autunno una lieve concimazione a base di:
- Fosforo (fosfato di ammonio),
- Potassio (solfato di potassio).
Questa concimazione si effettua omogeneamente su tutta la superficie dell’ impianto, quindi questa operazione è veloce e si può realizzare a macchina con un trattore ed uno spandiconcime.

Concimazione durante la fruttificazione

Allorchè le piante iniziano a fruttificare, occorre reintegrare le sostanze minerali asportate dalla fruttificazione oltre ad apportarne altre per mantenere nel terreno le riserve necessarie alla loro nutrizione. A tal fine si distribuiscono fertilizzanti organici e minerali, nitrici, fosfatici e potassici.

L' unica documentazione scientifica reperita in merito alla concimazione specifica del nocciolo è ad uno studio effettuato

in Francia negli anni 80/90 dal centro ricerche della Gironda (INRA -Istituto Nazionale per la Ricerca Agronomica).

La ricerca è stata effettuata su di un impianto  corilifero di 12 anni che produceva una media di 35 quintali per

ettaro ed  ha portato ai seguenti dati sulla massa minerale asportata dalla fruttificazione:

Minerali  asportati   espressi in chilogrammi per ettaro

            N                      84 Kg

            P                       10

            K                       32.6

            S                       8.3

            Ca                     4.4

            Mg                     7.7

Oligominerali     espressi in grammi per ettaro

            B                       173 grammi

            Cu                     114

            Fe                     3251

            Mn                     165

Per quanto riguarda la fertilizzazione annuale, il fabbisogno di un impianto si limita a quanto asportato dai frutti,

più una piccola parte dovuta  alla crescita dei nuovi germoglia annuali, questo è risultato essere di  circa il 10%

della parte minerale utilizzata nella  fruttificazione.

Quindi per mantenere un equilibrio occorre restituire al terreno i minerali asportati e cioè fornire, per una

produzione di 35 quintali ad ettaro:

Minerali   

            N                      94 kg                

            P2O5                  26/27kg

            K2O                   46/49Kg

            SO3                   18/30Kg

            CaO                   86/98 Kg           

            MgO                   15/16 Kg           

Oligominerali

            B                       190/200 grammi

            Cu                     140

            Fe                     3000/4000

            Mn                     180/230

I dati inerenti alla asportazione dei minerali si riferiscono al minerale puro asportato dal terreno, espresso il

chiligrammi, mentre il peso indicato nell’ apporto si riferisce alla molecola  del fertilizzante utilizzato.

Esempio per fornire 11 Kg di fosforo occorre fornire circa 26 kg di anidride fosforica, in quanto la molecola contiene,

oltre ai due atomi di fosforo anche 5 atomi di ossigeno.

Poichè un impianto non ha una produzione costante nel tempo,  occorre che la concimazione sia rapportata al peso dei

frutti prodotti in ogni singola annata.

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