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Clementino

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Le cultivar di clementino che sono maggiormente diffuse sul mercato ed apprezzate dai consumatori sono le seguenti: Precoce di Massacra, Grosso di Puglia, Monreal, Di Nules, Oroval e Tardivo.

Monreal
Varietà originaria dell’Algeria, questa pianta è mediamente vigorosa ma produce costantemente buone quantità di frutta. La clementina è tonda, leggermente depressa ai poli; ha buccia liscia di colore arancione. La polpa è molto dolce e succosa, di colore arancio - giallo e porta molti semi.

Nules
Varietà originaria della penisola iberica, questa pianta, mediamente vigorosa, produce costantemente buone quantità di frutta. La clementina, tonda ma leggermente schiacciata ai poli, ha buccia di colore arancio. La polpa, arancione e poco succosa, ha un sapore ottimo anche se presenta alcuni semi al suo interno.

Comune
Varietà molto vigorosa caratterizzata da una produzione abbondante ma incostante. Il frutto è di piccole dimensioni, con buccia arancione molto sottile. La polpa, anch’essa di colore arancio, porta pochi semi, è succosa e dolce.

Tardivo
Varietà generata da una mutazione spontanea della "Clementina comune". Pianta mediamente vigorosa che produce buone quantità di frutta. La clementina è di medie dimensioni, tonda ma leggermente schiacciata ai poli. La polpa non porta semi, è succosa e ha un sapore piacevole.

I sesti di impianto si caratterizzano per avere delle dimensioni pari a 5-6 centimetri X 4-5 centimetri, mentre la densità va da circa 300 a 500 piante/ha.
La tecnica di allevamento che viene maggiormente impiegata è, senza ombra di dubbio, quella del globo a chioma piena, con le branche che vengono integrate sul fusto ad un'altezza da terra pari a circa 40-50 centimetri.

La concimazione è un'operazione che deve essere eseguita nel corso della stagione invernale, sfruttando componenti del calibro di fosforo e potassio, mentre nella ripresa vegetativa si utilizza l'azoto.
Nel caso in cui ci sia da curare l'assenza di microelementi,

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Le cultivar di Clementino che sono maggiormente diffuse sul mercato ed apprezzate dai consumatori sono le seguenti: Precoce di Massacra, Grosso di Puglia, Monreal, Di Nules, Oroval e Tardivo.
Monreal
Varietà originaria dell’Algeria, questa pianta è mediamente vigorosa ma produce costantemente buone quantità di frutta. La clementina è tonda, leggermente depressa ai poli; ha buccia liscia di colore arancione. La polpa è molto dolce e succosa, di colore arancio - giallo e porta molti semi.
Nules
Varietà originaria della penisola iberica, questa pianta, mediamente vigorosa, produce costantemente buone quantità di frutta. La clementina, tonda ma leggermente schiacciata ai poli, ha buccia di colore arancio. La polpa, arancione e poco succosa, ha un sapore ottimo anche se presenta alcuni semi al suo interno.
Comune
Varietà molto vigorosa caratterizzata da una produzione abbondante ma incostante. Il frutto è di piccole dimensioni, con buccia arancione molto sottile. La polpa, anch’essa di colore arancio, porta pochi semi, è succosa e dolce.
Tardivo
Varietà generata da una mutazione spontanea della "Clementina comune". Pianta mediamente vigorosa che produce buone quantità di frutta. La clementina è di medie dimensioni, tonda ma leggermente schiacciata ai poli. La polpa non porta semi, è succosa e ha un sapore piacevole.
I sesti di impianto si caratterizzano per avere delle dimensioni pari a 5-6 centimetri X 4-5 centimetri, mentre la densità va da circa 300 a 500 piante/ha.
La tecnica di allevamento che viene maggiormente impiegata è, senza ombra di dubbio, quella del globo a chioma piena, con le branche che vengono integrate sul fusto ad un'altezza da terra pari a circa 40-50 centimetri.
La concimazione è un'operazione che deve essere eseguita nel corso della stagione invernale, sfruttando componenti del calibro di fosforo e potassio, mentre nella ripresa vegetativa si utilizza l'azoto.
Nel caso in cui ci sia da curare l'assenza di microelementi, è meglio puntare sulla concimazione fogliare.
Il clementino predilige i terreni sciolti, di medio impasto, profondi, fertili, ben drenati, con pH vicino alla neutralità e con un buon contenuto di sostanza organica cosicchè il suolo sia ben areato
La potatura consente di mantenere uno stato vegeto-produttivo ottimale della pianta, con il giusto equilibrio tra la funzione vegetativa e quella riproduttiva: potature equilibrate, che limitano la perdita delle foglie, favoriscono una adeguata assistenza ai fiori che la pianta emette. Nel caso di potature drastiche la pianta, invece, è stimolata a ripristinare la chioma con una forte induzione a vegetare, a svantaggio della fase riproduttiva.
Con la fertilizzazione si devono apportare le sostanze nutritive utili alla pianta per svolgere al meglio le diverse fasi fenologiche. Nelle clementine dato il notevole numero di fiori, le esigenze nutritive nella fase di fioritura sono enormi. Occorre ribadire come fino alla fioritura la pianta preleva le sostanze nutritive dagli organi di riserva, principalmente le foglie, accumulate nell’annata precedente. Per favorire ciò risulta importante la fertilizzazione effettuata in estate-autunno che consente la creazione di queste riserve.
L’irrigazione va eseguita in modo da limitare stati di stress alla pianta nel periodo di fioritura e di allegagione-cascola. In questo caso non servono volumi irrigui elevati ma gli interventi devono consentire il mantenimento di uno stato idrico ottimale del terreno e dell’ambiente.
Le gibberelline sono ormoni che la pianta produce naturalmente negli apici radicali e nei frutti. La funzione delle gibberelline in fioritura è di catalizzare verso gli organi fiorali le sostanze nutritive, in modo che i fiori alleghino ed i frutticini si sviluppino.
Non tutte le specie di agrumi producono quantità sufficienti di queste sostanze per cui risulta indispensabile apportarne dall’esterno attraverso interventi specifici.
La risposta all’apporto esterno di acido gibberellico varia tra le specie e le varietà, nel clementine comune migliora l’allegagione.
Il periodo migliore d’intervento è nella fase di sfioritura, allorquando si è verificata la caduta dell’80% dei petali. In annate con un lungo periodo di fioritura, altri interventi prima (al 50%) e dopo (a completa sfioritura) potrebbero sortire effetti positivi. La dose consigliata è di 10 ppm di acido gibberellico, miscelato a microelementi e amminoacidi; si suggerisce di impiegare volumi di acqua di 20 hl/Ha, controllando che il ph sia su valori sub-acidi (6,5). L’aggiunta di N, K e microelementi consente di sopperire a questa azione catalizzatrice di elementi nutritivi verso i fiori.