Il Marrone di Segni (Castanea sativa) appartenente alla famiglia delle Fagaceae, ha trovato in questa zona dei Monti Lepini il suo habitat più idoneo.
L’importanza di questo frutto per Segni è testimoniata dall’attenzione che viene dedicata all’organizzazione della tradizionale Sagra del Marrone che si svolge a metà ottobre: una rivisitazione di un palio medioevale che fa da sfondo alla degustazione di prodotti a base di marroni (dai primi piatti con farina di marroni, ai secondi di carne insaporiti con marroni, per terminare con gli immancabili dolci).
Quello di Segni è un marrone di grandi dimensioni e di forma quadrangolare. La buccia è lucida e bruno-rossiccia, con striature di varie tonalità. La polpa è color crema, croccante e compatta, che una volta cotta diventa farinosa e pastosa. Il seme è ricco di amido e ricoperto da una buccia rossastra, facilmente separabile dal frutto.
Profuma di legno e sottobosco e all’assaggio riserva un sapore intenso e dolce, ma con un leggero fondo amarognolo.
E’ possibile gustarlo fresco, secco, arrosto, lesso o candito, ma se ne fanno anche creme, dolci, in particolare marron glacé e farine.
E’ per davvero il più zuccherino.
Ed è per questo che il marrone di Segni, inprovincia di Roma, è molto ricercato dalle industrie del settore. Oltre che di zuccheri, è ricco di amido, proteine, grassi, sali minerali e vitamine C. A Segni si produce il 7% dei marroni italiani. Se si pensa che il 70% dei marroni del mondo proviene dall’Italia, ciò significa che la produzione castanicola segnina rappresenta il 4,9% del totale mondiale. E’ una coltura relativamentegiovane che ha sostituito quella delle castagne. In pratica, cinquant’anni fa i castagni da frutto sono stati estensivamente innestati a marroni.
Ogni segnino va orgoglioso del saporito frutto divenuto di fatto autoctono e fonte di ricchezza per tutta la città. Con la sua farina la cucina segnina riesce acreare piatti e dolci originali ed appetitosi.
Quello di Segni è il più meridionale dei marroni del tipo casentinese che si produce prevalentemente nelle zone alpine. Di pezzatura generalmente ottima, è facilmente separabile sia dalla buccia esterna che da quelle interna. La produzione annuale si aggiura intorno a 20 mila quintali. E anche se solo una piccola parte di questa produzione (3 mila quintali) viene lavorata dal locale stabilimento castanicolo della Comunità Montana, è proprio questo fatto che ha rivoluzionato tutta la castinicoltura dei paesi del versante romano dei Montilepini sia sul piano produttivo e commerciale sia, per così dire, sul piano socio-culturale. Oltre che a Segni, in quel comprensori dei Monti Lepini, il marrone si coltiva anche a Montelanico e a Carpineto romano.
Dimensioni:pezzatura molto grossa, di forma ovale
Polpa:La polpa è color crema, croccante e compatta, che una volta cotta diventa farinosa e pastosa
Resistenza a malattie:alta
Usi e benefici:E’ possibile gustarlo fresco, secco, arrosto, lesso o candito, ma se ne fanno anche creme, dolci, in particolare marron glacé e farine.
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