Il melograno “Grossa di Faenza” fiorisce verso la fine di aprile, matura a metà fine ottobre, essendo un frutto tardivo, viene raccolta fino a dicembre. La foglia, media o medio-grande, va dai 5-6 cm ai 9 cm. I frutti si conservano abbastanza a lungo se non vengono danneggiati dal clima particolarmente umido, mentre la corona chiusa garantisce una maggiore conservabilità e difesa da muffe e infestanti.
Cultivar antica, un tempo diffusa nelle campagne faentine, è caratterizzata dalle grandi dimensioni del frutto che a maturazione può raggiungere anche i 2 kg; predilige i terreni fertili ma riesce a vivere anche vicino ai muri delle case coloniche. La pianta non necessita di trattamenti in quanto non è praticamente attaccata da parassiti.
Per il suo alto contenuto in vitamine questo frutto dimenticato meriterebbe maggior attenzione da parte del consumatore. La caratteristiche organolettiche sono buone, in quanto i frutti sono ricchi di succo e sono dolci.
Esistono testimonianze orali che confermano la coltivazione della “Grossa di Faenza” sin da prima dell’ultimo conflitto mondiale. Uno dei decori tipici della ceramica di Faenza è proprio il “melograno, che non si può escludere sia legato alla diffusione della pianta nel faentino.
In passato era probabilmente usata al posto del limone nelle insalate e nei piatti a base di carni, vedi la ricetta di Artusi “cefali in gratella al melograno”, oppure era utilizzata per guarnire insalate, produrre succhi ma anche per il consumo fresco.
Descrizione
Il melograno “Grossa di Faenza” fiorisce verso la fine di aprile, matura a metà fine ottobre, essendo un frutto tardivo, viene raccolta fino a dicembre. La foglia, media o medio-grande, va dai 5-6 cm ai 9 cm. I frutti si conservano abbastanza a lungo se non vengono danneggiati dal clima particolarmente umido, mentre la corona chiusa garantisce una maggiore conservabilità e difesa da muffe e infestanti.
Cultivar antica, un tempo diffusa nelle campagne faentine, è caratterizzata dalle grandi dimensioni del frutto che a maturazione può raggiungere anche i 2 kg; predilige i terreni fertili ma riesce a vivere anche vicino ai muri delle case coloniche. La pianta non necessita di trattamenti in quanto non è praticamente attaccata da parassiti.
Per il suo alto contenuto in vitamine questo frutto dimenticato meriterebbe maggior attenzione da parte del consumatore. La caratteristiche organolettiche sono buone, in quanto i frutti sono ricchi di succo e sono dolci.
Esistono testimonianze orali che confermano la coltivazione della “Grossa di Faenza” sin da prima dell’ultimo conflitto mondiale. Uno dei decori tipici della ceramica di Faenza è proprio il “melograno, che non si può escludere sia legato alla diffusione della pianta nel faentino.
In passato era probabilmente usata al posto del limone nelle insalate e nei piatti a base di carni, vedi la ricetta di Artusi “cefali in gratella al melograno”, oppure era utilizzata per guarnire insalate, produrre succhi ma anche per il consumo fresco.