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Ciliegio Bigarreau Burlat su Gisela 6

19,80 €
I portinnesti nanizzanti offrono alcuni vantaggi ridurre l’altezza della pianta, aumentare la densità dell’impianto, consentire la raccolta da terra e ridurre così i costi produttivi.
Inoltre, grazie a queste tecniche di gestione, è possibile utilizzare reti di copertura, avere una migliore illuminazione all’interno dell’impianto, ed una migliore efficienza dei trattamenti chimici riducendo l’impatto ambientale. In base alla nostra esperienza e ai test effettuati, suggeriamo l’utilizzo dei portinnesti Gisela® 5 e Gisela® 6.
 
Sono in grado infatti di aumentare la densità d’impianto: per Gisela 5 si può utilizzare un sesto di 0,70-1 metro lungo la fila  e 3,50-3,80 metri tra le fila (con una densità variabile da un minimo di 2600 ad un massimo di 4000 piante/ettaro), mentre per Gisela 6 si può avere un sesto di 1,20-1,50 lungo la fila e 3,70-4,20 tra le fila (densità variabile da 1600 a 2300 piante/ettaro).
Grazie a questa nuova tecnica colturale è possibile raggiungere elevate rese produttive fin dai primi anni d’impianto: prima produzione già al secondo anno, piena produzione dal terzo anno con rese fino ai 140 quintali/ettaro. Inoltre la qualità dei frutti è elevata ed omogenea.

Il sistema di allevamento che consigliamo è il fusetto e una volta che la pianta è stata costruita la potatura e la gestione dell’impianto risultano molto semplici. Bisogna però ricordare come sia necessario l’uso di pali e fili, oltre essere quasi ‘obbligatorio’ un impianto d’irrigazione per poter apportare la giusta quantità d’acqua e nel giusto tempo.
Il ciliegio dolce (P. avium) è nativo in Europa ed è coltivato dalla Norvegia ai paesi mediterranei dove si concentra la maggiore produzione. I due momenti di più elevata sensibilità alle avversità atmosferiche sono la fioritura (freddo e pioggia) e la raccolta (pioggia).
 
Per eliminare il problema della pioggia e limitare i danni del freddo, in Norvegia, una ventina di anni fa, hanno iniziato a proteggere le piante, in questi

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I portinnesti nanizzanti offrono alcuni vantaggi ridurre l’altezza della pianta, aumentare la densità dell’impianto, consentire la raccolta da terra e ridurre così i costi produttivi.
Inoltre, grazie a queste tecniche di gestione, è possibile utilizzare reti di copertura, avere una migliore illuminazione all’interno dell’impianto, ed una migliore efficienza dei trattamenti chimici riducendo l’impatto ambientale. In base alla nostra esperienza e ai test effettuati, suggeriamo l’utilizzo dei portinnesti Gisela® 5 e Gisela® 6.
 
Sono in grado infatti di aumentare la densità d’impianto: per Gisela 5 si può utilizzare un sesto di 0,70-1 metro lungo la fila  e 3,50-3,80 metri tra le fila (con una densità variabile da un minimo di 2600 ad un massimo di 4000 piante/ettaro), mentre per Gisela 6 si può avere un sesto di 1,20-1,50 lungo la fila e 3,70-4,20 tra le fila (densità variabile da 1600 a 2300 piante/ettaro).
Grazie a questa nuova tecnica colturale è possibile raggiungere elevate rese produttive fin dai primi anni d’impianto: prima produzione già al secondo anno, piena produzione dal terzo anno con rese fino ai 140 quintali/ettaro. Inoltre la qualità dei frutti è elevata ed omogenea.

Il sistema di allevamento che consigliamo è il fusetto e una volta che la pianta è stata costruita la potatura e la gestione dell’impianto risultano molto semplici. Bisogna però ricordare come sia necessario l’uso di pali e fili, oltre essere quasi ‘obbligatorio’ un impianto d’irrigazione per poter apportare la giusta quantità d’acqua e nel giusto tempo.
Il ciliegio dolce (P. avium) è nativo in Europa ed è coltivato dalla Norvegia ai paesi mediterranei dove si concentra la maggiore produzione. I due momenti di più elevata sensibilità alle avversità atmosferiche sono la fioritura (freddo e pioggia) e la raccolta (pioggia).
 
Per eliminare il problema della pioggia e limitare i danni del freddo, in Norvegia, una ventina di anni fa, hanno iniziato a proteggere le piante, in questi due momenti del ciclo vegetativo, con film plastici. La tecnica ha avuto tanto successo che ora la protezione delle piante di ciliegio, in particolare durante la maturazione dei frutti, è applicata in molti paesi produttori, Italia compresa. La copertura delle piante è anche utilizzata per anticipare la maturazione, ma, in tal caso, va fatta in gennaio-febbraio e mantenuta fino alla raccolta.
 
Questa tecnica si può applicare solo alle cultivar autofertili per le difficoltà dell’impollinazione entomofila sotto serra
Ad eccezione dei terreni argillosi e asfittici tutti sono adatti alla coltivazione del ciliegio, scegliendo opportunamente i portainnesti. Tra quelli tradizionali conserva una sua validità il Santa Lucia (franco, SL 64) nei terreni calcarei, ciottolosi, sciolti, siccitosi della Puglia, ma anche della Sabina (Lazio) e delle colline venete. Il Colt ha sostituito il Franco nei terreni fertili e freschi della Pianura Padana, il MaxMa Delbard® 14 a MaxMa Delbard® 60, ibridi di Franco e Santa Lucia, hanno un’ampia adattabilità a vari tipi di terreno, le selezioni di ciliegio acido come CAB6P, Weiroot 10 e 13, si adattano bene ai terreni pesanti. Alcuni dei portainnesti più nanizzanti come Gisela® 5 richiedono terreni molto fertili e freschi per poter sostenere nel tempo l’elevata e precoce produttività che inducono. Tra gli ibridi a vigoria intermedia si sono messi in evidenza i Gisela® 6 e 7, Piku 1 e Ceravium® PHLA; questi soggetti si adattano a vari tipi di terreno purché sia assicurata l’irrigazione
 
 
Sono molte le soluzioni che si possono adottare in termini di portainnesti per il ciliegio; questo grazie a programmi di miglioramento
genetico pubblico e privato, nazionali ed esteri, che hanno messo a disposizione del mondo vivaistico e degli imprenditori agricoli varie soluzioni, adattabili a specifiche situazioni pedoclimatiche e di gestione aziendale. L’evoluzione principale è rappresentata dai portainnesti nanizzanti e semi-nanizzanti, che permettono di sviluppare una cerasicoltura intensiva, volta al raggiungimento della fase di piena produzione in pochissimi anni, con piante totalmente gestibili da terra e in grado di produrre frutta in adeguata quantità con elevati standard qualitativi. Ciò richiede un adeguamento della tecnica colturale, sia per scelta delle combinazioni d’innesto (interazione portainnesto-varietà), che per gestione della coltura in termini di forme di allevamento, potatura e gestione degli apporti di acqua e nutrienti.
 
Per un cerasicolutra tradizionale a bassa densità (500 piante/ha), tipica degli ambienti collinari con assenza di acqua irrigua, Colt, MaxMa Delbard® 14 e CAB6P sono senza dubbio i portainnesti che rispondono meglio all’esigenza di formare la pianta in ambienti limitanti per vari fattori (acqua, terreni poveri e marginali); MaxMa Delbard® 14 permette di ridurre i sesti d’impianto in virtù di una minore vigoria, coniugata anche ad una messa a frutto precoce e costante sulla generalità delle varietà. Per molte zone del Sud, purchè non soggette a ristagni e su terreni non ristoppiati, SL64® conferma buoni standard produttivi coniugati ad un’elevata affinità d’innesto. Per gli impianti intensivi si consigliano i portainnesti della serie Gisela®, in grado ridurre la mole della pianta, anticipare la messa a frutto, con gestione della pianta effettuata interamente da terra; ciò permette un’elevata economicità nelle operazioni di raccolta, caratterizzate da rese orarie elevate.
 
Tra i due soggetti consigliati Gisela® 5 risulta il meno vigoroso (-50% rispetto al Franco di P. avium) mentre Gisela® 6 appare più vigoroso e quindi adattabile ad una più vasta gamma di situazioni pedoclimatiche; anche i portainnesti della serie Piku,  il P-HL-C* e il MaxMa Delbard® 14 si adattano a situazioni di elevata densità di piantagione. Per tutti questi soggetti sono necessarie strutture di sostegno (pali e fili) ed impianti fertirrigui, allo scopo di sostenere la pianta in ogni fase di sviluppo; si ricorda che anche dopo raccolta è necessario apportare acqua e nutrienti al fine di permettere alle piante di differenziare le strutture fruttifere (gemme a fiore) per la stagione successiva. Anche la potatura deve essere adattata alla combinazione di innesto prescelta, perseguendo lo scopo di favorire l’emissione di nuova vegetazione mantenendo, però, la produzione vicino all’asse principale.
 
Vivaio: Loc. PIanaccio di Mondavio (PU)  -  Flavio: 333.9725766 - Davide: 338.8886651
 
Il vivaio è aperto dal lunedi al sabato, dalle ore 8.00 alle 12.00 dalle 14.00 alle 18.00 - sabato pomeriggio su appuntameno !
 
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