L'IMPIANTO DI OLIVETO

Contrariamente a quanto si pensa, l'olivo predilige i climi temperato-caldi, con inverni sera eccessivi e duraturi abbassamenti di temperatura e precipitazioni non abbondanti; questa pian-ta ha una elevata esigenza per la luce, fattore questo da tenere in considerazione quando si sceglie la forma di allevamento e si esegue la potatura di produzione. Per la realizzazione dell'impianto sono necessarie le seguenti operazioni: 

- livellamento del terreno per eliminare avvallamenti e ciglioni;

- concimazione di fondo, eseguita conten-poraneamente allo scasso, con concimi organici e minerali per costituire una adeguata riserva di fertilita.';

- scasso del terreno da effettuare in estate ad una profondila' media di 80-100 cm; sistemazione della rete di scolo e messa in opera di eventuale drenaggio per garantire l'al-lontanamento delle acque in eccesso ed evitare il ristagno idrico nelle zone esplorate dalle radici; squadro e segnalazione dei punti dove dovranno essere posti gli alberi;

- affinamento del terreno prima della messa a dimora delle piante;

- messa a dimora delle piante in quadrato o in rettangolo, a seconda delle distanze scelte.

Oggi gli olivi provengono dal vivaio invasati; questa scelta vivaistica favorisce l'attecchimento delle piante e riduce le cure colturali al momento dell'impianto. L'operazione di impianto ha inizio con la collocazione di un palo tutore; quindi, in corri-spondenza del punto previsto, viene scavata una buca profonda 30-35 cm dentro la quale viene collocato il sistema radicale della piantina. In genere vengono posti a dimora olivi autoradicati di 18 o 24 mesi di età oppure innestati; in entrambi i casi è buona norma mantenere la pianta verticale, interrarla ad una profondità leggermente superiore a quella che aveva nei vivaio e riempire la buca con terra asciutta fine-mente frantumata. Per completare la perfetta adesione della terra alle radici e creare le buone premesse per la crescita delle piantine sono necessarie alcune irrigazioni ed una concimazio-ne azotata con urea (max 50 g). Nelle zone pilf calde il periodo migliore per eseguire la piantagione e' quello autunnale; realizzando l'impianto in tale epoca si favorisce Fattecchimento e si creano le condizioni ideali perché la giovane pianta, utilizzando le precipitazioni invernali, si prepari. ad una eccellente ripresa vegetativa nella primavera successiva. Nelle zone fredde, viceversa, e' preferibile effettuare l'impianto poco prima della ripresa vegetativa (marzo) per sfuggire ai frequenti abbassamenti termici primaverili. E' consigliabile, quando gli impianti. vengono eseguiti in zone ventose, proteggere le chio-me dall'azione dei venti, con paraventi naturali (piante frangiventi) o materiale diverso (reti, ecc.) ed assicurarle un adeguato tutore in legno. Una volta messo a dimora l'olivo non va abbandonato, ma dovrà ricevere le cure colturali necessarie per la sua rigogliosa crescita. Si possono sopprimere alcuni rami laterali del tron-co (questi debbono essere limitati di numero per non prendere assolutamente sopravvento sul resto della chioma), mentre, in primavera, e' necessario proteggere le piante dall'insorgere di attacchi parassitari animali e/o vegetali.

 

Trovare un modo semplice per illustrare i criteri e le scelte tecnico-agronomiche per realizzare un oliveto non è facile.

Si tratta, evidentemente, di trovare soluzioni tecniche non sempre semplici e non generalizzabili poiché spesso sono in grado di risolvere, in modo univoco e definitivo, i diversi problemi legati alle particolari condizioni in cui si trova ciascun olivicoltore quando deve realizzare un nuovo impianto.

Evidentemente l'imprenditore per effettuare le scelte dovrà valutare le dimensioni aziendali, la pendenza dei campi, la possibilità di meccanizzare le diverse operazioni colturali, la disponibilità di manodopera e/o la possibilità di reperire forze lavoro con caratteristiche di professionalità ben definite, quindi conoscere i fattori ambientali della zona per i riflessi che possono avere sulla scelta delle pratiche agronomiche da applicare all'oliveto.

Ogni operazione colturale risulta comunque vincolata al sistema di raccolta che sarà scelto. È evidente infatti che, a seconda delle situazioni, il sistema di raccolta può essere razionale sia quando è effettuato in modo tradizionale (a mano), sia quando vengono utilizzate le macchine.

In quest'ultimo caso, essendo costante il tempo di intervento sulla pianta, il rendimento della macchina sarà condizionato dalle caratteristiche della cultivar (portamento, dimensioni delle drupe, modello di manutenzione, ecc.) e dall' entità del prodotto pendente. Optando per la raccolta meccanica l'obbiettivo principale sarà quindi di realizzare unità produttive efficienti ed adatte all'azione del mezzo meccanico; viceversa, nel caso di raccolta eseguita a mano, con l'ausilio di reti e di scale, è preferibile mantenere le produzioni ad altezza più ridotta.

Nella scelta della forma di allevamento l'aspetto più importante è rappresentato dalla necessità di anticipare l'entrata in produzione degli alberi potando le piantine il meno possibile. Il fattore comune è rappresentato dalla consapevolezza che, per fornire un reddito, l'olivo non ha bisogno di essere castigato con tagli energici; la pianta infatti, messa in condizioni adeguate, produce presto e generosamente. Tra le numerose forme di allevamento disponibili, il monocono, il vaso ed il cespuglio, per le loro caratteristiche strutturali e di adattamento, sembrano essere le più proponibili. Si tratta di forme che possono esprimere la loro massima potenzialità solo in ambienti e situazioni agronomiche ben definite.

La distanza di impianto è legata alla prevista durata economica dell'oliveto, al livello di meccanizzazione ed alla potenzialità agronomica dell'ambiente. È evidente comunque, che per agevolare gli interventi meccanici, soprattutto durante la raccolta, sono necessarie distanze di impianto relativamente più alto.

impianto olivi

La richiesta di oli con caratteristiche organolettiche
, nutrizionali e/o commerciali ben definite ha rivelato la funzione della cultivar come elemento che concorre, in modo strategico, alla qualificazione delle produzioni olivicole.

Di fatto, la cultivar rappresenta una scelta importante che deve anche scaturire da una valutazione molto ampia. I più recenti indirizzi tecnici indicano infatti che, per i nuovi impianti, occorre puntare decisamente su cultivar idonee alla produzione di particolari oli o di frutti che soddisfino le richieste dell'industria di trasformazione (olive da tavole), evitando di continuare a ragionare in termini di opportunità e limitando, per motivi facilmente comprensibili, la diffusione delle cultivar a duplice attitudine.

È quindi evidente, che non possono esistere formule o soluzioni tecniche in grado di risolvere, in modo univoco e definitivo, i complessi problemi legati alla eterogenea struttura olivicola italiana e che, per mantenere il posto privilegiato che occupiamo nel settore degli oli, è necessario operare scelte coraggiose ed impiegare . Solo infatti una completa visione delle conoscenze scientifiche disponibili possono meglio aiutare a rendere questa coltura remunerativa e competitiva, sempre pronta a rispondere molteplici aspetti colturali, sociali, ambientali ed economici che ad essa sono legati.

VIVAI SPALLACCI FLAVIO
Vivaio Mondavio (Pesaro Urbino)
Vivaio Castelleone di Suasa (Ancona)